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Il Terzo Mondo tra storia e attualità: come POBIC aiuta con costanza

Il Terzo Mondo tra storia e attualità

Il termine “Terzo Mondo” ci porta nel cuore di uno scenario di natura geopolitica che racchiude problematiche tutt’oggi salienti all’interno del quadro politico e sociale internazionale. 

 

Il dibattito mondiale riguardante criticità come l’aumento significativo della popolazione, la carenza di infrastrutture adeguate, lo sviluppo economico e l’insicurezza alimentare sposta il proprio focus verso l’attuale situazione nell’Africa subsahariana, ossia la parte comprendente l’intera area a sud del Sahara. 

 

Parliamo di fragilità strutturali che si estendono dalla zona occidentale del continente fino al cosiddetto “Corno d’Africa”, e che riguardano in primis la recrudescenza di povertà e conflitti civili dovuti soprattutto al ritorno della carestia.

 

(visiona il video sotto in cui accogliamo le ultime bambine arrivate in Italia per accedere al progetto OPEN HEART)

Paesi del Terzo mondo: cosa succede

Il Terzo Mondo come lo conosciamo oggi, riflette una serie di controversie che affondano le proprie radici nella storia e in particolare nel suo rapporto secolare con l’Occidente modernizzato. 

 

Fatti allarmanti che in paesi come Nigeria, Repubblica democratica del Congo, Somalia e Mozambico risultano essere all’ordine del giorno, potrebbero effettivamente essere considerati gli “strascichi” di un controllo prevalentemente politico avvenuto tra la fine del XIX e la prima metà del XX secolo, con la spartizione tra le potenze dell’occidente dei vari territori su tutta l’area subsahariana e il massiccio sfruttamento delle risorse locali.

 

Nonostante il collasso dei regimi coloniali e l’autonomia territoriale ottenuta nel secondo dopoguerra, gli stati dell’Africa hanno comunque risentito di un evidente stato di arretratezza già nelle fasi della “decolonizzazione”, provocato in larga parte dalle pesanti eredità dell’amministrazione attuata dalle potenze europee.

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Perché si chiama Terzo Mondo

È in questo contesto storico caratterizzato da un diffuso rivendicazionismo da parte degli stati africani che trova allo stesso tempo la propria collocazione all’interno del panorama politico globale la denominazione di “Terzo Mondo”. 

 

Il termine fu coniato dall’economista e sociologo francese Alfred Sauvy nel 1952 in un suo articolo, rifacendosi a quello che in epoca rivoluzionaria era conosciuto come “Terzo Stato”, formato dalle fasce di popolazione meno abbienti. 

 

L’intento di Sauvy era quello di identificare tutti quei paesi che non erano né inquadrati economicamente nel sistema capitalistico dell’Occidente, ossia il “Primo Mondo”, né ideologicamente rispetto all’Est sovietico conosciuto come il “Secondo Mondo”, contrapposto politicamente al primo. 

Un nuovo assetto geopolitico

Al di là dell’egemonia esercitata dai due blocchi, prese così forma, nel frattempo, un assetto geopolitico del tutto inedito che sarebbe andato ben oltre la tradizionale dicotomia est-ovest e che avrebbe coinvolto direttamente parti del globo in via di sviluppo situate a sud dell’emisfero, come appunto l’Africa, l’Asia e l’America Latina.

 

Si andava in questo modo definendo in maniera sempre più nitida l’identità sotto il profilo socioeconomico dei cosiddetti paesi non-allineati, accomunati da un profondo desiderio di riscatto ed emancipazione nei confronti delle politiche imperialiste.

 

Non è un caso che nello scenario mediatico contemporaneo si parli ancora di “terzomondismo”, concezione nata dalla consapevolezza da parte dei paesi implicati della sostanziale precarietà dell’economia statale come conseguenza diretta dei traumi subiti durante il colonialismo, ritenuto secondo i leader delle nazioni africane il principale responsabile del disastro politico ed economico. 

 

In questo senso, la questione del terzomondismo è stata interpretata come la volontà di affrancamento stessa dagli schemi di sviluppo dell’Occidente, parallelamente alla legittimazione di una sovranità nazionale capace di promuovere una visione di gran lunga più “democratica” del progresso e del benessere sul piano collettivo. 

 

Tuttavia, diseguaglianze e divisioni culturali interne protratte nel tempo, frutto anch’esse di complessità in termini storici ed istituzionali, hanno finito col ridurre considerevolmente le possibilità per i governi africani di garantire una condizione di parità tra i diversi strati della popolazione e soprattutto di espansione dal punto di vista commerciale.

Terzo mondo: I nazionalismi africani

Lo stigma dell’assoggettamento da parte delle potenze straniere ha in una certa maniera rappresentato la spinta propulsiva per la nascita di nazionalismi africani fondati sulla piena libertà di autodeterminazione governativa, cosa che l’ingente debito del Terzo Mondo verso creditori o altri stati con livelli di ricchezza nettamente superiori ha reso e tutt’ora sta rendendo difficile da realizzare. 

 

Le odierne politiche di austerità con la conseguente emarginazione dai circuiti commerciali internazionali delle nazioni dell’Africa, può essere letta come moderna forma di subordinazione esercitata da popoli una volta fautori di un controllo diretto sull’intero territorio. 

 

Se pensiamo al sottosviluppo che affligge gran parte del continente africano, non può passare inosservata quel genere di dipendenza che, anche se attraverso dinamiche apparentemente dissimili, probabilmente andrebbe a giustificare la nostra percezione del passato in relazione ad una rilettura del presente. 

 

Considerate le non trascurabili asimmetrie che persistono circa le condizioni di benessere, il consumo di beni e l’accessibilità ai servizi rispetto alle nazioni con indici di industrializzazione maggiore, sarebbe un errore disconoscere quella che oggi potrebbe essere ritenuta a tutti gli effetti la nuova narrazione geopolitica scaturita da una contrapposizione sempre più marcata tra area nord e sud del pianeta. 

 

Anche per combattere le problematiche economiche legate al terzo mondo POBIC lavora costantemente per porre rimedio a un problema che affonda le sue radici lontano nel tempo e che si ripercuote su difficoltà sanitarie enormi.
Il progetto open heart che ogni anno salva decine di bambini nasce li. 


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Autore

  • Max Fabbri

    Nato a Roma il 23 aprile del 1995, da sempre nutro una forte passione per la scrittura e la comunicazione digitale. Ho conseguito la laurea in Scienze filosofiche alla Sapienza e un master in Gestione delle Risorse Umane con una tesi incentrata sullo Storytelling d’impresa. Collaboro attivamente con progetti di organizzazione di spettacoli ed eventi artistici, occupandomi anche della parte redazionale e di narrazione cross mediale sui vari canali social.

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